Nel 1997 Fulvio Carmagnola studioso di estetica e del design, scriveva alcune brevi considerazioni su questo tema: "...L'arte non "è", piuttosto "fa"..." e ancora: "C'è una singolare vicinanza tra Arte e Industria o meglio tra Arte e Merce: come l'Industria, l'Arte "fa" è un'attività produttrice di effetti. Tra l'artista, lo scienziato, l'imprenditore, il creativo si trovano modalità di sviluppo e processi fortemente somiglianti: le stesse incertezze, lo stesso ritmo, lo stesso improvviso emergere di una forma coerente, di una soluzione, di una Gestalt, la stessa alternanza di dimensioni temporali differenti, l'attesa, l'incubazione, o il "balenare improvviso dell'aspetto" (Wittgenstein)I precedenti di questo straordinario rapporto tra Arte e Industria sono ormai noti. Nel Novecento in Europa con la Bauhaus di Weimar in Germania o ancora prima nel tardo Ottocento con l'Arts and Crafts di Jhon Ruskin e di William Morris a Oxford nel 1851.
Il primo gruppo di opere esposte in questo spazio storico che un tempo accoglieva gli uffici di Pierino Persico fa parte del progetto che con Gabriele Basilico ho realizzato nel 2010 per Officina Italiana del Design nei cantieri Riva. L’altro gruppo fa parte della mostra Sottotraccia (Galleria Elleni, 2009) che ha rappresentato un momento di incontro molto articolato con la storia e la cultura bergamasca: “Immagina giochi“ della B.M. di Alberto Barcella, “La macchina di Penelope” del Cotonificio Albini, “Pietre Coti” del Laboratorio Museo dei Fratelli Ligato. Infine un’immagine inedita realizzata nei cantieri Persico Marine, inaugura simbolicamente questo nuovo spazio dedicato alle Arti. L’opportunità di fare da apripista mi riporta al 1998 e alla prima edizione di ArteImpresa, un progetto nato all’interno dell’Accademia Carrara di Belle Arti, in collaborazione con Lions Club e Fondazione Legler di Bergamo, che mise in relazione il mondo della ricerca e della produzione industriale del territorio con i saperi dell’arte e del suo ruolo nella contemporaneità.
Due termini fondamentali regolano il mio rapporto con gli spazi della produzione e con gli oggetti prodotti dal lavoro: tecnica e poesia. L’opera si forma attraverso la mediazione di elementi di percezione, di osservazione e non ultima di “visibilità”, una sorta di vista interiore. Questo percorso di lettura e conoscenza apre a forme nuove che portano ad altro attraverso interventi che modificano, anzi “contaminano” la scena. Più in generale queste continue interazioni operano sull’immagine che, allontanata dal contesto di specifica appartenenza, approda a una nuova identità, diventa portatrice di senso, di significato e di forme.Concludo con una frase di Michele De Lucchi che dedico al dinamismo e alla lungimiranza degli imprenditori. “L’industria oggi è la vera arte.” MC - febbraio 2017